Il gioco della salamandra by Davide Longo

Il gioco della salamandra by Davide Longo

autore:Davide Longo [Longo, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-03-04T12:00:00+00:00


20

L’orologio nell’ufficio segna le 23.20. A quest’ora di solito Olivo dorme da un pezzo, ma forse per via di Ligabue, del rapimento, della paura di morire dentro un serbatoio e della certezza di vedersi le orecchie allungate di una spanna, stasera si sente piuttosto arzillo.

Ecco perché se ne sta seduto calmo alla scrivania dove l’hanno lasciato e ogni tanto beve un goccio d’acqua dalla bottiglietta di cui gli hanno fatto omaggio.

Ha finito un’ora fa di rilasciare la dichiarazione che Flavio ha messo a verbale sul pc, oltre che registrato con un piccolo apparecchio portatile. Sonia Sperlari non era presente, forse impegnata a interrogare Gustavo Ilarione di Bressé, naturalmente in presenza dei tre o quattro avvocati che il padre avrà tirato giù dal letto per difendere il figlio e i suoi compagni di giochi.

Oltre la porta dell’ufficio dove si trova, Olivo sente i rumori di una centrale di polizia dove qualcosa di grosso è appena accaduto. Molti agenti che vanno su e giù, telefoni che squillano, ticchettio di tastiere. Strano però, pensa, che Sonia dopo aver letto la sua dichiarazione non sia ancora entrata come una furia…

La porta si spalanca e la commissaria Sonia Sperlari entra come una furia con due fogli in mano, seguita da Flavio. Ha tolto il giubbotto e la camicia color acqua marina mostra due grosse macchie di sudore sotto le ascelle. Ha pure legato i capelli.

«Cos’è questa merda?» chiede sbattendo i fogli sul tavolo.

Olivo la guarda e non dice niente.

Lei fa tre passi avanti e tre indietro, di sicuro per sfogarsi e non strozzarlo. Flavio si è addossato al muro, per evitare di essere travolto.

Sonia Sperlari riprende il verbale, lo sfoglia rabbiosa, c’è poco da sfogliare quando le pagine sono due, quello che c’è scritto c’è scritto, non so se mi spiego. Quindi legge ad alta voce: «“Gustavo e i suoi amici mi incontravano per caso fuori dalla biblioteca. Mi salutavano cordialmente e mi chiedevano se volevo visitare il loro piccolo covo. Io accettavo con piacere. Con un furgone della ditta di ferramenta del padre di Gustavo, ci recavamo in un seminterrato dove mi facevano vedere i loro reperti del nazismo e del fascismo, che giudicavo di grande interesse storico. Parlando del più e del meno, pensavamo poi di mettere in scena la ricostruzione di un interrogatorio di un prigioniero sotto il Reich. Su mio suggerimento i cinque amici mi legavano alla sedia e fingevano di minacciarmi con raffinate torture. Ci stavamo tutti divertendo, quando la polizia ha fatto irruzione, fraintendendo la situazione.”»

Sonia scaglia di nuovo le pagine, che questa volta finiscono per terra.

«Tu adesso mi spieghi perché!» grida. «Sono settimane che cerchiamo il loro covo. Settimane che proviamo a incastrarli, ma con le coperture che hanno non potevamo nemmeno avvicinarci. Stasera riusciamo a coglierli sul fatto e tu mandi tutto in merda con queste coglionate!, coglionate è bello in effetti, insolito, se vogliamo, da tenere presente.»

«Non sono stati loro» dice Olivo calmo.

«Certo, Sherlock Holmes! Cinque fanatici nazisti che amano tormentare ragazzi come i quattro scomparsi.



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